Per Dono ...di Natale

Senza uscire dalla porta,
puoi conoscere il mondo.
Senza guardar fuori dalla finestra,
puoi vedere il cielo.

Più viaggi lontano, meno conosci.
Quindi il saggio conosce senza viaggiare,
comprende senza vedere,
compie senza agire.

Lao Tzu



Per Dono …di Natale





Caro Aldo,

eccomi dinuovo qui, ti prego non sbuffare, ma questa volta ho veramente bisogno di un tuo qualche aiuto, di una parola di conforto, un consiglio. Mi scuso della mia perenne irruenza nei tuoi confronti ma questa è la smania di una persona con seri problemi di salute sin dalla nascita e che stà inseguendo il benessere prima che la vecchiaia se lo porti via.
Per me scrivere è una grande sofferenza, per ragioni ben precise, ma è anche una utile terapia. Stò sottraendo energie da un bel lavoro conclusivo che sono sicuro ti piacerà: una specie di “scienza dello spirito per i poveri”, molto semplice e diretto ma multidisciplinare e completo. Un nuovo puzle da regalare al mondo. Ma ricordati sempre che non sarò mai ne Napoleone ne Hegel ma bensì lo spirito che li animava: un anonimo ballerino. Libero di volteggiare nell’aria.
Ma a me sembra di stare con i piedi perterra più di moltissimi altri in questa storia.
Andiamo per gradi, non è facile. Nato con il forcipe qiundi problemi di struttura e allora per forza di cose sono dovuto andare fino in fondo. Una volta giunto al limite della mia-nostra storia, andare oltre mi è stato molto facile, bello e entusiasmante e, ovviamente, anche molto pericoloso. Per un uomo, l’ultimo stadio della crescita personale è affrontare l’equilibrio con se stesso: cioè l’equilibrio con la propia parte femminile. Stò invocando il dono della sintesi. Alla fine, dopo aver concluso un buon lavoro con il problema del distacco, decido di fare l’ulteriore passo: abbandonare la mia ultima dipendenza. Aspettando l’ultima cena. E da quando ho deciso ciò, e alla base c’è tutta una struttura filosofico-socio-psico-fisico-economica solida, mi si sono improvvisamente squarciati ad uno ad uno tutti i veli dello Spazio e del Tempo…
Se vuoi sarò ben contento di raccontarti le mie fantastiche avventure in Spagna e sono certo ti piacerebbero. Ma centriamo il punto.
Come è possibile, e non il perché che è invece più chiaro, ma come è stato possibile che una persona in perfetta buonafede e seriamente impegnata in un progetto di ricerca individuale e collettivo, sia stata trattata in questo modo al rientro nella propria città e nella propria casa dopo ben dieci lunghi anni di assenza, ripeto, anni concentrati nella ricerca e nella cura?


“Avvalendosi di un ottica binoculare, il malato osserva ciò che è apparentemente sano con il suo sguardo corrosivo per poi considerare ciò che è malato con l’occhio rigenerato della “Grande Salute”, quella che non può fare a meno della malattia come mezzo e ramo di conoscenza”
Friedrich Nietzche

Sempre cercando di invocare il dono della sintesi. Per ben otto anni ad Ancona sono stato apprezzato, stimato e ben voluto; una sfilza di amici e amiche, terapeuti di ogni genere e qualche buon medico mi hanno accompagnato per un lungo e magnifico viaggio di guarigione e crescita. Sempre continuamente guidato come una bussola e come un termometro dai miglioramenti Fisici, che avvenivano giorno dopo giorno. Quindi non solo psichici o spirituali, ma Fisici, i quali sono molto piu precisi e indicativi. In un certo modo un privilegiato. Ora, tre anni fa, con il primo cammino di Santiago di Compostela, chiudo un ciclo, ringrazio, e mi misuro con il mio stato. Qui scopro di essere pronto ad andare molto più avanti e vi investo tutto. Dopo di che in un anno muoiono, dopo mio padre due anni prima, gli ultimi miei nonni rimasti vivi e tutti i vari pro-zii. E dopo di che capita una cosa molto strana e importante: dormo ininterrottamente venti ore al giorno tutti i giorni per un intero anno esatto. Mi svegliavo solo trenta minuti per colazione, pranzo e cena. Non stò qui a cercare di tentare di farti immaginare il panico e la sofferenza di questa pazzesca esperienza. Ma era anche tutto molto strano, non si trattava di depressione ne mi riusciva chiaro affatto di cosa mi stesse in verità accadendo: sembrava piuttosto di una forte semplice volontà da parte del mio corpo di dormire. Semplicemente una volontà di dormire. Ma per 365 lunghi giorni, con il terrore che non finisse mai più. Alla fine capisco: molto spesso capita, a chi subisce un grave lutto, specialmente un convivente al quale si è molto legati, che un tipo di metabolismo del  lutto si manifesti in alcuni spingendoli a dormire per lunghi periodi. Questo fondamentalmente per un motivo: dormire aiuta le cellule del proprio corpo e la propia struttura mentale conscia a unirsi a quella subconscia per cercare un nuovo equilibrio che ci possa permettere di ristrutturarci rispetto alla prospettiva di continuare a vivere senza il compagno scomparso. Cioè l’intero sistema crea un’alleanza con la parte inconscia di se per riuscire a creare un nuovo modello di vita. E riprendere a vivere. Dopo otto anni di lavoro sul mio corpo, sulla mia psiche, e una profonda, ma non ancora completa, rivisitazione della mia storia personale e del mio approccio con la società, e di conseguenza una crescita accelerata rispetto alla norma quindi avevo bisogno di ristrutturare il mio sistema: dovevo riuscire ad elaborare un lutto. La morte di un compagno scomparso dopo quaranta anni di convivenza.
Intanto nel cammino dell’anno precedente avevo potuto lavorare  intensamente sul tema dell’attaccamento e del distacco: ho avuto quattro piacevoli esperienze con giovani donne per i due mesi di Cammino, relazioni sempre più intense e importanti dove però, il dolore fisico per il distacco, invece di aumentare, diminuiva sempre più. La cosa più importante di tutto questo processo tuttavia, e sarebbe bello, divertente e piacevole raccontartelo, è che al diminuire dell’attaccamento e del dolore del distacco diminuiva anche la voglia di fare sesso. Nasceva allora, piano piano, un nuovo spazio dentro di me, un maggiore interesse verso ciò che mi circonda, siano esse persone, oggetti o relazioni. E la nebbia dentro di me cominciava a diradarsi sino a farmi cominciare ad intravedere per la prima volta la mia parte femminile. Così scoprii la mia vera malattia “psichica”: era la mia parte maschile a essere scissa in due parti: il padre despota e tiranno (e vedremo poi: seduttore, rispetto ad una parte femminile “assente”), ed un figlio sogiogato e eternamente in competizione (e, rispetto alla parte femminile protettore e complice, ma inaffidabile). E da allora in avanti è stato un continuo tentativo di unire queste personalità e parallelamente far emergere, dentro di me, Lei. Un processo intenso e Sacro, un percorso di tentazioni e nuove scoperte (di cui mi piacerebbe parlarti). Ma torniamo al punto. Il primo Maggio 2006 parto per il mio secondo Cammino, rimarrò in Spagna per quasi sei magnifici mesi, solo una parentesi di Umbria Jazz e dieci giorni di Dolomiti. [TIME – i migliori, scalatori, dubbi e pellegrinaggi d'Europa] Questo secondo cammino è un’avventura fantastica tra me e due bellissime donne una di 24 e l’altra di 56 anni amate da tutto il panorama  dell’ormai affollatissimo Cammino (16 anni a nord e 16 a sud). L’una mi insegna a non avere paura di invecchiare e l’altra che si può amare e desiderare intenzamente anche senza fare sesso. E molto di più. E, alla fine, acquisto una forza tale che, quando alla fine del viaggio “alla fine della terra” subisco un’attacco improvviso dalle due congiuntamente, riesco a difendermi con l’aiuto delle alleanze stabilitesi con gli elementi della Natura. Io, l’Oceano, il temporale contro 3 uomini “affamati” e sette donne “vogliose”…un’avventura che da sola vale molta parte della sofferenza della mia vita. Ma fare sesso mi piaceva sempre di meno. Mi sembra sempre di più di dover fare tutta questa fatica solo per far godere lei.



 Allora decido di andare fino in fondo: il Camino del Norte. Un cammino più difficile, più solitario perché poco conosciuto ma anche molto più bello; tutta la costa del nord della Spagna con decine di spiagge, regioni come i Paesi Baschi, la Cantabria e l’Asturia e città divine come San Sebastian, Bilbao, Santander, Oviedo… dove ho lasciato una scia di sudore ma anche il mio cuore, vorrei poterti raccontare. Ma questo sarebbe dovuto essere il Camino della purificazione: solo io e la mia metà-meta.
Mi impegnavo a fare 30 km al giorno per più di 30 giorni e circa mille chilometri dopo un anno di letto, cioè ben 7300 ore di sonno contro sole 1460 di veglia e con una serie di dolori e crampi dovuti a questo, e mai allenato ovviamente. O ero un gran incosciente o avevo veramente capito qualche cosa di nuovo: e mi gioco tutto. Subito il viaggio si rivela magico e pieno di piccole e grandi avventure l’una dentro l’altra come colorate matrioske. E conoscienze sublimi. Vorrei veramente poterti raccontare tutto questo viaggio meraviglioso magari un pomeriggio d’inverno nelle stupenda casa che mio padre mi ha lasciato e che io ho arredato con sentimento, davanti al focolare. Ma qui devo invocare il dono della sintesi.
È un crescendo, ma qui sono costretto a cambiare bruscamente termini: e lo Spirito comincia ad insegnarmi con l’esperienza sul campo cose che difficilmente si trovano scritte anche nei libri più audaci.
Premetto, quattro sono i punti principali su cui faccio leva per scardinare la bariera dello Spazio e del Tempo e così essere in grado di poter assaporare la Libertà e di conseguenza poter fare esperienza del Mistero dell’Amore…

1.     Ti ricordi lo scritto della macchina gialla? Cioè tutto ciò che entra nel campo visivo può, con le stesse probabilità, sia apparire dal nulla che tu te ne accorga o meno, che invece essere lì per così dire: in soluzione di continuità. Cioè come tutti credono che sia. Questa non è solo una mia personale esperienza ma è parte anche di acquisizioni della fisica quantistica (della metà di questa, ovviamente). La teoria della probabilità, e quindi della luce come onda o particella …e così via dicendo.
2.     Vivere l’attimo. È un’arte tra le più difficili e non vuol dire vivere fino in fondo i momenti felici. Tutt’altro direi, vivere l’attimo vuol dire molte cose ma anche una sola: vivere in eterno. L’arte di saper vivere l’attimo è la capacita di vivere in eterno. Vuol dire annullare il passato e il futuro e vivere l’eterno Presente. E quando vivi l’eterno Presente conosci sia il passato che il futuro, che non esistono …ovviamente. Una figura mitica classica della nostra società è il Grande Manager: viaggia in limousine con l’autista, non risponde al telefono ne tiene gli appuntamenti perché ha sempre una segretaria che lo assiste …lui è impegnato in una sola cosa: vive l’attimo.
3.     Esiste sempre un Senso per tutto ciò che ti capita. Sarebbe sufficiente parlare di Consapevolezza concetto amplio e completo, ma forse troppo amplio e trattarlo da questa angolazione non sarebbe male: esiste sempre un Senso per tutto ciò che ti capita e ciò che capita, perché tutto ciò che capita capita sempre e solo a te. Per esempio: la stessa notizia del telegiornale tu la senti, e tua madre no perché stà dal parrucchiere. Quindi la stessa notizia entra a far parte, cosciente o non cosciente ed è sempre meglio cosciente, del tuo mondo e non di quello di tua madre, e così per tutte le cose e sarà bene tornarci su questo in futuro …l’implicazione più diretta è che una realtà comune è pura illusione, esistono una serie di relazioni di scambio su una base comune concordata di volta in volta, nella migliore delle ipotesi; o una serie di violenze nel tentativo di imporre la propia realtà una volta per tutte: vedi ordini professionali, la scienza medica o anche i genitori nei confronti dei figli, d’altronde inizia tutto da lì. Carlos Castaneda la chiama “ricapitolazione”, un medico statunitense in un famoso libro “The wounded storyteller”, cioè Il cantastorie ferito, ci racconta del valore terapeutico di dare un Senso alla propia storia, alla propia malattia. Un Senso che c’è sempre! Anche se è difficile da trovare. E ogni volta l’esperienza disfa la tua storia e la meditazione successiva, la ricapitolazione, la ricostruisce più Forte, un po’ come faceva Penelope. Nello Yoga esiste un tipo di respirazione chamata ham’so che significa “io sono Quello” e si divide, senza soluzione di continuità, tra inspirazione ed espirazione nel ciclo: “io sono Quello-Quello io sono… “. Già la funzione più importante del respiro è quella di trovare una relazione ritmica e armoniosa con l’ambiente che ci circonda in modo da poter finalmente raggiungere il nostro equilibrio, quindi uno strumento molto importante. Se poi a questo abbiniamo questa tecnica di respirazione lo rendiamo uno strumento potentissimo: in pratica interiorizzamo l’essenza della consapevolezza e impariamo a divenire monade. Il centro dell’Universo. Tutto avviene solo perché tu esisti, e credimi, funziona. Lo Spirito. Dio, il Grande Padre, la Grande Madre, il Grande Spirito, la Natura, l’Universo, l’Androgino… chamatelo come vi pare, io personalmente lo chiamo in tutti questi modi e in decine di altri a seconda della sue manifestazioni, chiamatalo come vi pare ma attenzione: più stupido lo farete più infelice vi renderà la vita. Non è Lui fatto a nostra immagine e somiglianza, ma noi che siamo stati creati a sua immagine e somiglianza. Una sottile ma sostanziale differenza. Natura stupida? e allora non vi lamentate se non siete capaci altro che chiudervi in città puzzolenti, rumorose, e insane, e, tra soli uomini, lavorare come negri (non ho mai capito perché si dica così, perché secondo i miei calcoli i negri sono coloro che lavorano di meno nel mondo). Universo che si espande? Allora aumentate la vostra speranza di vita. Universo che nasce con il famoso Big Beng? Allora credete nella nascita e nella morte di Dio, e attenzione perché facendo così rendete più potente il Dio di altri, per esempio il mio. Più il vostro Dio sarà intelligente o meglio onnipotente e più la vostra speranza di realizzare i vostri sogni aumenterà, la vostra fede si rafforzerà e la vostra salute non avrà limiti di guarigione. Ma dipende da voi …siete voi il vostro specchio. Ma non vi fate fuorviare dai termini “immagine e somiglianza” (immagine: dalla radice yem- doppio frutto. E simile: da una radice indoeuropea sem- uno,unico; dal sanscrito samah – uguale …dall’antico alto tedesco zusammen – insieme; e l’inglese same – lo stesso) in quanto sono termini puramente simbolici perché il segreto è invece proprio alla radice di noi stessi: il sentimento. E non l’emozione. Il sentimento di ogniuno di noi è lo Spirito. Alcune culture la chiamano la voce del cuore. Ciò che SENTIAMO è la nostra autentica “Voce”, la voce dello Spirito. Si diceva anche una volta “vox populi vox dei” ed è anche questo un saggio vecchio consiglio: tutto cio che si sente è lo Spirito in noi. Il punto ora è che in questo stadio noi sentiamo decine e a volte centinaia di “Voci” differenti: sentiamo con le orecchie, sentiamo il gusto, sentiamo l’odore, sentiamo diverse voci con l’udito e altrettante con il sentimento, addirittura pochi riescono a sentire con la pelle (e anche questo è un problema che ci portiamo dietro sin dal parto e che a livello di cultura solo i cinesi vi hanno posto rimedio…), e così via. La meta? Riuscire a sentire una sola “Voce”, il sentimento supremo: Amore. Ma questa è un’altra storia. Quindi “massimizzare l’onnipotenza” del proprio Dio. E siccome, per concludere, esisti solamente tu, chi ha concluso la sua personale esperienza prima di te e la tua Storia personale cioè Padre Figlio e Spirito Santo, quindi Spazio alla Creatività: <<come abbiamo spiegato sopra, l'esperienza realizzativa abilita  l'individuo a “percepire” in due modi contemporaneamente: tutto concentrato sul nucleo-Sé, e allo stesso tempo con vigilante attenzione rivolta verso il mondo fenomenico esterno ed interno. È simile alla capacità di una persona di camminare attraverso molte stanze sfarzosamente adornate di un palazzo, portando in mano un bicchiere pieno d'olio fino all'orlo, senza mai versarne una goccia sul prezioso pavimento ma, allo stesso tempo osservando nei minimi particolari il contenuto di ogni stanza. Tale stato non isola l'individuo dal suo prossimo. L'universalità del Sè si manifesta quando si va incontro al prossimo nella consapevolezza compassionevole dei suoi bisogni e delle sue necessità. Il realizzato è un punto di riferimento responsabile per tutto quello che lo circonda>>

Se tu realizzi la pura bellezza interiore, la materia intorno a te sarà del pari  trasmutata in Bellezza. Dalla perfezione del tuo cuore dipende la perfezione del tuo ambiente.

Raphael



Naturalmente una condizione primaria essenziale per poter “andare avanti” è il definitivo abbandono di una concezione lineare del tempo in cambio di una concezione più funzionale al processo di guarigione cioè quella circolare ciclica. Per me non esistono più tanti giorni in sequenza ma una serie infinita di giorni e di notti che si ripetono: il tempo non è mai passato ed è sempre lo stesso giorno e la stessa notte che si ripetono in condizioni diverse. Altrimenti è impossibile per chiunque riuscire a vivere l’attimo. Ma di questo credo di aver già parlato con te ma comunque è cosa già acquisita da alcuni anni per me. Non avrei potuto fare un passo. Nello stesso giorno si nasce, nello stesso giorno si vive e nello stesso giorno si muore: solo l’esperienza cambia e le stagioni non simboleggiano altro che l’esperienza (infatti sono quattro).

Pronto per purificarmi!
In questo Cammino sfondo ogni bariera e lo faccio con “cognizione scientifica”. Accade di tutto di più: già alla fine della prima tappa entro con la solita energia da Caminero nella bella città di San Sebastian e mi faccio tutto sparato lo splendido affollato passeo di fine Agosto lungo la spiaggia a forma di conchiglia. Mi accorgo subito di una cosa che mi accompagnerà fino al mio ritorno a Perugia: comunicavo esclusivamente con il pensiero! Da allora in poi ho cercato di sfruttare al massimo questa nuova opportunità. Una maggiore Libertà anzitutto e nuove cose da apprendere. Nello stesso tempo mi si attivava maggiormente potenziata, una di quelle che io considero una delle mie maggiori qualità: la visualizzazione. Un intero cammino totalmente virtuale ma con soddisfazioni più che reali. Mi capitava che io comunicavo esclusivamente con pensieri e immagini, poi, c’era chi rispondeva nello stesso modo inconsciamente più o meno direttamente o chi rispondeva consciamente in maniera più o meno diretta, alle volte anche sorridendo o intervenendo di prima persona con modi gentili. Le donne erano quelle più consce, lo erano quasi tutte, in specie le più sane e quindi anche le più belle. Ci sono motivi ben precisi a tutto questo… Ancora più rare erano le persone che riuscivano a vedere le immagini, ma ne ho incontrate comunque molte. Quello che più di tutti mi ha stupito è la mia capacità di individuare con estrema immediatezza e precisione da dove arrivavano le “voci” e chi riuscisse a “vedere”. Quando poi si parlava anche, come per esempio nei bar e ristoranti, tutto diventava paradossalmente piu facile ma anche più intenso e stimolante. Naturalmente io non parlavo mai, o quasi, e ascoltavo solamente, ascoltavo come sa ascoltare un direttore di orchestra…
Quasi sempre però era conflitto, differenza di vedute, in sostanza io ero il nuovo arrivato e portavo con me vecchie e nuove istanze. I miei maggiori alleati? La totalità dei giovani dai 25-30 in giù, e gran parte dei vecchi dai 70 in su e tutte le belle donne, ma solo quelle più belle. Vedere i vecchi con il bastone alzare il cappello al tuo passaggio era una delle emozioni più vive e nuove che il mio cuore potesse provare. Alcuni di loro si sentivano per alcuni momenti giovani e vigorosi dinuovo vedendomi “agire”. Meraviglioso.
In 40 anni esatti non ho vissuto neanche un decimo delle esperienze sia in termini di intensità che di numero per non parlare della vitalità e originalità. Ho tante cose da poterti svelare Aldo se solo tu fossi capace di prendere il coraggio a due mani e suonare il campanello di questa mia accogliente casa …ma sono sicuro che un giorno succederà perché in un certo senso sei in debito con me: dovrai concedermi la possibilità di sdebitarmi.
Bilbao la Forte, Santander la classica e Oviedo la città leale del Principe d’Asturia dove sono stato ospite per quattro giorni, un enormità per un Pellegrino, e che in verità ho lasciato a malincuore. Ogniuna di queste città mi aspettava, e ogniuna di queste mi ha dato qualcosa di importante e intenso. Mentre la mia energia cresceva, le esperienze si facevano sempre più sottili ma intense e, spirituale e reale si fondevano …”pericolosamente”. Le persone che incontravo diventavano sempre più autentiche e vere e interagivano con me in maniera profonda ma anche con distacco. Ottimo. Io e lo Spirito stavamo giocando un gioco che mi stava portando velocemente verso nuovi orizzonti. Ma intanto io sapevo che dovevo in ogni momento essere centrato e i miei vecchi e nuovi dolori mi aiutavano in questo. Da Oviedo in poi sarebbe iniziato l’antico Camino Primitivo e la sua ulteriore energia mi avrebbe portato, in solo due giorni a provare in maniera concentrata una serie di eventi frutto della summa di tutte le precedenti esperienze e insegnamenti, da farmi ritenere l’esperienza di quel Cammino conclusa a soli 200 km da Santiago. Intanto due giorni si erano dilatati a tal punto da essere paragonati a due normali settimane nella nostra Perugia. Basta meditare su un’apparentemente piccolo aspetto paradossale: per percorrere 30 km in auto ci impieghi più o meno 20 minuti, cioè monti in macchina alle 8:00 di mattina da casa tua e, per le 8:30 sei già al bar difronte a San Francesco a fare colazione e, se riesci ad impegnare tutto questo tempo, alle 20:30 sei già a casa tua a farti un bagno caldo. Il Peregrino ci mette circa sette ore di duro cammino ma, ad ogni passo si accorge del mondo che cambia intorno a lui, incontra almeno cinque differenti pueblos e la loro gente; si ferma a bere da una fontana; costeggia il Tevere, comunque fiume, e sacro ai romani; attraversa boschi e campi coltivati, saluta i contadini e qualche bella donna; cammina pericolosamente per alcuni tratti al lato della strada incrociando gente che dieci minuti prima passava da Foligno. Si siede sfinito sotto un capannone abbandonato e tira fuori il suo pranzo, un panino con la frittata. Assisi è ormai vicina, mancano solo 7 km, due ore, e allora che sia Assisi o Bastia o Gerusalemme è comunque la meta agoniata. Arrivi che sono quasi le quattro, ma non conosci il posto, non sai dove andrai a dormire e se troverai da dormire ma… sei arrivato. E te la godi tutta, è lì inizia un nuovo giorno nel giorno… Spazio & Tempo? Un’invenzione della televisione? Chi sa?
Intanto a cominciare da Oviedo iniziano una serie di cose completamente nuove che caratterizzeranno tutta la rimanente esperienza del rientro dalla Spagna a Perugia. A partire da Oviedo inizierò a fare una specie di “psico-dramma” nei vari bar e ristoranti dove vado a consumare, che mi porterà delle enormi soddisfazioni. Senza parlare. Molto di rado solo se mi veniva rivolta la parola e con piacere, alle volte facevo qualche battuta per rompere il ghiaccio. Ma non parlavo, tutto con pensiero-sentimento, movimenti e sguardi. Una sera, prima che il mio amico parigino Michael partisse, a cena con lui in uno stupendo locale vineria-taperia tipico di Oviedo. Ero già “famoso” ad Oviedo, la gente quando entravo nei locali si dava le gomitate come per dire <<guarda chi c’è>>, con mio grande stupore ogni volta ovviamente. Ma molto altro di più bello e stimolante succedeva. Quella sera in quel locale veniamo subito accolti dalla propietaria in persona che ci chiama addirittura la cuoca: stavamo in presenza di professionisti. Infatti c’era gente molto bella e al tavolo immediatamente dietro al nostro cinque donne andaluse stavano “giocando” con noi …e noi non ce ne eravamo neanche accorti. Sicuramente cantanti ma anche ballerine, ci scommetto, e di una bellezza …classica. Sguardi, suoni, melodie e movimenti che alla fine mi hanno lasciato semplice spettatore di uno spattacolo supremo. Solo di una cosa oggi sono sicuro: questo in Italia non esiste! Meditate gente meditate. [the economist – il vero uomo malato d'Europa]



Il mio terzo Camino di Santiago di Compostela termina ufficialmente dopo circa 600 km dal suo inizio quando mancavano ancora dieci giorni di marcia circa; dopo la seconda tappa del Camino Primitivo che attraversava la catena Cantabrica da Oviedo per entrare nella Magica Galizia della quale Santiago è capoluogo. Avevo potuto imparare ed esperenziare tante di quelle cose in un tempo così breve ed intenso che ritenevo opportuno diminuire l’intenzità per poter essere così in grado di riuscire ad assimilare il tutto nel modo più completo. E così è stato. Da quella mattina iniziava il mio viaggio di ritorno verso la casa che mio padre aveva ricostruito per me prima di morire …e che viaggio.
Stiamo finalmente entrando nel cuore del problema Aldo, abbi pazienza ma anche per me è difficile credimi.
Ma prima dovevo fare una cosa molto importante: dovevo tornare a Finisterre (a cento km da Santiago sulla costa Atlantica dove il reale cammino finiva prima che la chiesa lo facesse suo) e già avrei dovuto notare alcune cose, vi erano già alcuni segnali che stavano segnalandomi alcune direzioni che la storia avrebbe preso. Per arrivare a Santiago sarei dovuto tornare indietro ad Oviedo, città che mi aveva dato moltissimo e dalla quale a malincuore sono partito. Forse un invito, una tentazione? Stà di fatto che la mia capacità di fare teatro nei bar e nei ristoranti ora si faceva sempre più raffinata  e ora anche in strada o nelle stazioni, quindi da psico-dramma a teatro di strada, fino a diventare addirittura alla fine anche una cosa completamente inaspettata e sopattutto originale: il ballo di strada. E il ballo è la mia unica passione nella vita. Stavo diventando più libero di un uccello bello grande e regale… E naturalmente donne bellissime a bizzeffe e in ogni luogo non mi mancava niente …un altro segnale: forse sarebbe stato meglio rimanere nell’ospitalissima Spagna? Ma il mio obbiettivo in quel momento era riuscire a raggiungere la camera numero 43 dell’ostello piu panoramico di Finisterre con veranda e vista a 180° sul porto, l’Oceano, e portare lì a termine, alla fine del mondo, il mio processo di purificazione. Un passo alla volta.
A Santiago arrivo alle 23:00, impegnativo per trovare un posto dove dormire, nella stazione degli autobus in periferia, ormai deserta, mi si avvicina una signora: aveva una pensione a 200 metri …tutto nella norma. Semplicemente perfetto, scorreva.
La mattina dopo avrei preso il pulman per Finisterre: ma lo sai come si chiamavano gli atobus della linea Santiago-Finisterre? <ARRIVA!> e oltretutto appena quattro mesi prima non avevano questa scritta sulla fiancata. Ma non me ne sono accorto subito, da quel primo viaggio accadranno una serie di cose significative: i posti dietro erano liberi così mi siedo sull’ultimo sedile in fondo al corridoio centrale e così riesco a vedere tutti senza essere visto. Allora con i miei MP3 (musica) inizio a sperimentare una cosa nuova: una specie di guida turistica psichedelica. Questa volta oltre ad esserci una connessione con la musica, e che musica, esistono due nuovi fattori del tutto nuovi e rilevanti: un ambiente chiuso e in movimento, e coloro che occupavano il pulman erano tutti gente speciale al disopra della norma e tutti accomunati da un’unica esperienza, eravamo tutti Peregrini. Mente particolare, fisico particolare, equilibrio tra i due acquisito durante una maditazione in movimento, il Cammino appunto, e grande Forza… non potevo mancare alla tentazione di misurarmi con questa esperienza.
Bhe, come fare a descrivere l’impossibile. Innanzi tutto, un viaggio che doveva durare due ore, è durato ben quattro ore e mezza, e nessuno, dico nessuno, sembra neanche essersene accorto per quanto erano tutti presi da ciò che è avvenuto. E come riuscire a spiegarlo. Intanto, dopo ben 40 giorni ininterrotti di Sole, almeno sotto il mio cielo, in quello strano viaggio piove a dirotto e esce il sole almeno sette o otto volte. E anche qua sembrava che nessuno ci facesse caso perché, a parte i giochi di nuvole e di luce magnificenti, erano tutti presi dalla strana vegetazione e gli strani boschi, ma soprattutto le incredibili e continue opere architettoniche: riproduzioni fedeli di un ponte famoso di Bilbao in mezzo alla campagna, fabbriche avveniristiche con insegne pubblicitarie giganti che valevano opere d’arte dei migliori musei. Attraversavamo paesini che sembravano delle rivisitazioni architettonicho-urbanistiche di città come New York  affollati da gente uscita da Mtv… e vedevi queste coppie di passeggeri che giravano la testa da un lato all’altro del pulman come in una partita di tennis, indicando di volta in volta con meraviglia, mentre io spingevo con la musica e lo psicodramma, e l’autista con l’acceleratore… si, perché questo in realtà era un terzo importante elemento: due persone concentrate e consapevoli;  uno sul tutto e l’altro sulla strada. Quindi fino ad allora ricapitolando: psicodramma, teatro di strada, guida turistica psichedelica e, da Finisterre in poi inizierò anche a ballare.
Non conto i giorni che rimango in quella stanza e in giro in quei luoghi pieni di Forza, ma quello che so è che spingo sull’acceleratore e d’ora in avanti sarà sempre più difficoltoso riuscie a poter raccontare tutto ciò che mi accade, ma sempre molto bello, piacevole e intenso. Sarà comunque un piacere se vorrai ascoltarlo: stò volutamente omettendo tutte le cose più belle o piacevoli e interessanti per centrare l’ottica del problema che intendo esporti e così non è ne semplice ne piacevole, ma necessario.
Ma stringiamo: da Finisterre in poi sarà sempre più dura tornare a casa. Questo sarà il life-motiv, sempre più chiaro ed esplicito. Improvvisamente sento che devo lasciare la fine del mondo, pago la stanza la mattina ma il primo autobus non partirà che alle quattro …e allora altro “lavoro straordinario”... Arrivo a La Corugna dopo le consone ore di viaggio ma sempre “lavorando”, di sera e stanco, ma anche qua sembrano tutti già pronti a suonare la stessa musica… la mattina al più presto mi fiondo all’aereoporto ma il volo più economico mi serebbe costato 1500 € cosi decido di provare con il pulman che sarebbe partito solo la sera. Cosi passo un’interessante mattina nel barrio difronte alla stazione e sempre senza mai annoiarmi e, nelle ore precedenti alla partenza, nell’atrio della stazione, succede una cosa nuova: il mio ballare si stava per trsformare in un vero e proprio musical, addirittura un prelato che stava aspettando insieme a noi si è messo a ballare, ma non prendermi alla lettera questa volta …se ci fossero state le reali premesse sarebbe sicuramente accaduto, ma comunque ne ho assaporato la senzazione.
Madrid dista cinque ore da La Coruna: ma dopo solamente due ore e mezza l’autobus si ferma …alla stazione di Madrid (?!). E qui iniziano i “guai”.
Arrivo verso le 22:30, stanco di tutta l’avventura in tutta la sua interezza, svuotato, e mi ritrovo con il solito primo grande problema: trovare un posto dove dormire. E parleremo presto del mio nuovo rapporto con il sonno e la gestione del mio corpo fisico che caratterizzerà quei giorni dalla fine del Cammino, coincisa tra l’altro con l’interruzione dell’assunzione di farmaci… alla partenza alla volta di Finisterre prima e l’avventura del ritorno nella casa di Perugia. Una vera e propia ri-evoluzione.
Nella stazione di Madrid (?!) d’improvviso incontro gente bella e giovane ovunque, sembrava essere sul set di Music Tv, un dietro le quinte di una sfilata di moda o di un fotografo famoso; il loro atteggiamento sembrava dirmi <<benvenuto tra noi, fratello alprodigo>>, <<vedi, anche tu c’è l’hai fatta, ben tornato a casa>>. La mia reazione immediata è stata <<ma andate tutti a cagare!>>… e sono stato letteralmente cacciato da lì e ho imbucato la metropolitana (cancelli aperti, non si pagava…). Ma si, la periferia è più tranquilla, meno impegnativa e più economica. Ma intanto sul treno cominciavo a riflettere sulla piega che aveva assunto la vicenda: per la prima volta cominciavo ad aver paura che lo Spirito mi stesse abbandonando o stesse giocando troppo sporco. Forse avevo sbagliato qualcosa? Ero comunque troppo stanco. Dopo una decina di fermate esco. Ero amareggiato e fuori dalla metro seduto su una panchina un energumeno che sembrava addirittura la caricatura di un delinquente per quanto sembrava delinquente. Io avevo due cannette regalatemi da un chico Peregrino e volevo fumare per staccare e se con qualcuno ancora meglio. Vestito con più di 1000 €, solamente addosso, tutta roba tecnica bella e colorata, sacco della migliore maca sulle spalle… mi avvicino all’energumeno: maglietta nera con teschio, ovunque tatuaggi, pantaloni e scarpe nere, grosso con anelli e collane e capelli lunghi sporchi e arruffati che stava bevendo da una tanica di benzina verde tagliata e aperta a metà e tutta sporca di grasso, vino rosso di pessima qualità ma comunque forte, e gli chiedo se ha una cartina. Mi stava chiedendo se avevo per caso una moneta, non ha fatto in tempo. Mi siedo con lui e ci studiamo con cività e con l’amicizia di due persone della stessa età che si stanno dividendo il companatico in una location particolare. Ma era comunque chiaro ad entrambe che stavamo cercando tutti e due di imporre la propia personale prospettiva. Ma io ormai ero già riuscito con la mia velocità a neutralizzare tutti i suoi codici aggressivi. Già quasi prima di mettermi seduto sulla panchina al suo fianco. Infatti, proprio sul più bello arriva il compare. Uguale ma più ignorante. Lo spirito sapeva che in tre sarebbe stato più difficile. Infatti si incominciò subito a parlare di coltelli …e allora io subito ho “tirato fuori il sangue”… poi passa la polizia… quindi gli rubo di nuovo il tempo e mi metto a ballare. E la tattica, comunque, quando si è in tre è di allearsi prima con uno e poi con l’altro al tuo ritmo… mi offrono il vino “rosso”…passa di nuovo la polizzia e loro si stupiscono di nuovo di come non si sia fermata…spengo la canna. Ad un certo punto si ferma un macchinone, scende un arabo tutto nervoso e nevoruto,  più giovane di noi, prestante e in ottima salute e ordina ad entrambe  di andarsene da lì e lasciarmi solo. Gli obbediscono senza battere ciglio e mi abbandonano come se non mi avessero mai conosciuto. Siamo stati per molto tempo assieme dopotutto e anche divertendoci… Solo, senza essere sicuro di niente, una cosa sapevo: quella notte per la prima volta nella mia vita avrei dormito su una panchina per strada. Intanto si sparge la voce nel quartiere e succederanno ancora cose molto interessanti, ma la notte la passo solo sdraiato sulla panchina a piangere per quasi tutto il tempo e anche con un po’ di paura. Alle sette metro, e scendo da dove ero arrivato: la stazione di Madrid (?!). Era una costruzione enorme, una polistruttura che comprendeva stazione dei treni, metro, autobus extraurbani, taxi e autobus urbani. Mancavo da Madrid da dieci anni e questa struttura era certamete recente, ma ho vissuto tre mesi lì e, questo scorcio della città non lo conoscevo e poteva essere benissimo. Ad un primo impatto poteva sembrare tutto normalissimo, ma le cose strane spuntavano ovunque. Mi sembrava quasi di stare in un pezzo di città che poteva essere una qualunque città del mondo: una stazione, quattro grandi strade centrali che si incrociavano, bei palazzi, hotels importanti, una specie di municipio con museo e parco e un paio di quartieri molto carini. Ma aveva tutto un sapore così anonimo, e persino tutte le strade lo erano, infatti non avevano ne nomi ne civici, sembrava Tokio. Ma ora, prima di andare avanti sono costretto, non vorrei farlo, ad accennarti a ciò che frullava nella mia testa in quei frangenti e che mi ero portato avanti da alcuni scritti di prima di lasciare l’Italia. Tutto era maturato e sarebbe maturato fino ai giorni nostri. Non vorrei parlartene e non comunque con questa angolatura perché difficile, faticoso e non completo ma comunque funzionale alla riuscita dello scopo che mi prefiggo con la presente. Pazienta ancora un pò uomo saggio.


Allora, già è per me difficilissimo e faticoso riuscire ad impostare questa lettera in modo da poter esporti un problema che si è poi manifestato solo a Perugia: voglio dire che è frustante perché in realtà tutto quello che mi è successo in Spagna andrebbe gustato perché semplicemente fantastico e magnifico. A quattro occhi nel giusto ambiente, con i movimenti e i colori giusti, un buon bicchiere di Porto e i nostri rispettivi toni di voce, suoni, ritmi e armonie y el fuego del camino che arde …allora sì ci saremo compresi. In 4-5 piacevolissime ore saremmo stati bene come a teatro. Mentre ora per farti una semplice domanda che a quattrocchi ce la saremo sbrigata in 40 minuti tra due risate e una stretta di mano, qui io sono già tre giorni che stò scrivendo con il rischio di snaturare quella magnifica esperienza che qui viene scarnificata e presa da angolature anomale, e soprattutto è solo un centesimo di ciò che potrebbe essere raccontato. È la parte funzionale a un problema soprattutto, mentre tale esperienza è stata esattamente l’opposto di un problema. Secondo, ora, per continuare, devo riuscire apoter fare una cosa ancora più difficile: dovrei tentare di velare questa base strutturale con lo spirito che animava la mia storia, cioè con quella filosofia personale che riguarda il mio intero sistema in divenire, che è per fondati motivi invendibile, cioè come e più di tutte le altre storie questa è destinata a dirigersi diretta e senza soste verso la meta finale: l’Amore. Una storia innovativa come la storia pura di ogniuno di noi dovrebbe essere, quindi per definizione non vendibile ma solamente spendibile: tanto più qui dovrebbe essere descritta e fatta comprendere in funzione della comprensione di una banale domanda… e proprio ora che questa meravigliosa creazione della mia meravigliosa vita sta prendendo una forma gradevole, stà iniziando a colorarsi di profumi esotici e soprattutto stà iniziandondo a funzionare e… è dannatamente amplia e articolata. Ma accettiamo anche questa sfida, del resto.  Invoco il dono della sintesi. Alla base dell’economia mondiale di ieri, di oggi e di domani vi è un solo e unico rapporto: il rapporto sessuale. L’unica vera Guerra che è sempre esistita e esisterà sempre, e l’unica che tra l’altro io abbia mai conosciuto e mi immagino solamente quindi la più difficile e spaventosa da combattere, è quella tra l’uomo e la donna. Punto. Questo sono sicuro essere patrimonio comune. Ora, dove io apporto un aspetto innovativo è nella visione delle dinamiche e dei giochi di forza, e a come compongo il puzle. Legando, per esempio, l’anatomia alla geopolitica; le tecniche Yoga al Cristianesimo o il Buddhismo e la geometria e all’analisi della gestazione… e così via dicendo. Stò scrivendo di tutto ciò, e il lavoro comincia a lievitare. Ma saltiamo tutti i milioni di passagi, tutti egualmente determinanti e: secondo Punto. Guerra presuppone lotta per un qualcosa, che io chamerò Piacere/Potere, e di conseguenza c’è anche l’energia che muove il tutto: la Paura. Allora, l’analisi della ricerca del piacere/potere ci porta subito ad un’argomento di estremo interesse, una vera e propia Fonte con la effe maiuscola: il parto. Ovvero il concepimento-gestazione-parto-primo respiro-svezzamento. Ma da quì ora ci interessa prendere una sola cosa, un piccolo dono della scienza moderna che alle volte ci imbarazza per la puntualità: si è scoperto che il nostro corpo, di noi tutti, fino al tot mese di gravidanza è un corpo di donna: con tanto di tube e ovaie. Che solo qualche momento prima di nascere interviene la scarica ormonale maschile che brucia gli organi femminili e quindi svilupperà il sesso del maschio. Quindi siamo tutti donne, ma noi uomini abbiamo un vantaggio/svantaggio: siamo anche maschi. Peccato però che questo lo diceva anche quel selvaggio di Don Juan a Cstaneda: <<l’Universo è prettamente femminile>>. O duemila anni fa nella Genesi si voleva esprimere il potenziale Androgino del Maschio, ma anche della creazione come atto di Amore. Così come gli Yogi parlano da oltre 6000 anni del penultimo Chakra, quello prima dell’illuminazione, come il Chakra del progetto e come divinità  vi è rappresentata la nascita di un nuovo dio: Androgino. Chakra posto al centro tra i due occhi, il terzo occhio: simbolo dell’esoterismo occidentale massonico e non; che si riallaccia anche agli Egizi. Lo consapevolezza di un certo tipo di obbiettivo si accende, sempre nello yoga, a partire dall’apertura del 4° Chakra (4 simbolo del progetto nella Cabala) che stà all’altezza del cuore e il suo simbolo sono i due triangoli rovesciati, la stella a sei punte: gli Ebrei. Cosi potremo andare avanti all’infinito fino a smantellare tutte le bariere cuturali e linguistiche di oggi ieri e domani dell’intero pianeta e vivere finalmente. Allora ora possiamo rispodere alla domanda: da dove proviene la Paura? Bhe, sempre costretti a tagliare molti passaggi diciamo che: quando l’uomo inizia ad essere consapevole del suo lato femminile, comincia ad essere in grado di assumere la sua facoltà di astrarsi e osservare il suo “panorama”, potenzialmente potrebbe essere in grado di fare qualsiasi cosa e specialmente potrebbe decidere per la fatidica meta. Ma non sarà facile… Dal canto loro, tutte le donne stanno lì, a gestire, per suo conto, un mercato ribollente di giovani incoscienti completamente controllati dalle femmine. Del boss. E questo avviene non solo nelle società umane ma ovunque in natura.
 Dieci anni fa circa, stavo camminando per la città di Londra, ero molto malato, vagavo, mi perdevo, avevo allucinazioni visive e sonore e … quando arrivai nei pressi di una scuola di architettura nel centro della città. Un gran bel palazzo. Vi era in corso una mostra sulla architettura Yemenita. Ad un certo punto mentre una diapositiva mostrava un bel palazzo a più piani, una voce spiegava: “…questi palazzi sono costruiti perchè ai piani inferiori abitino le donne con i bambini, e al piano superiore l’uomo…”. Rimasi folgorato
La femmina protegge il dominante controllando il lato femminile inconscio dei giovani, e l’uomo controlla la donna controllando il suo proprio lato femminile. Il termine dominante ha sempre messo in soggezione i ragazzi carichi di ormoni (carichi di ormoni oltretutto secondo me non vuol dire niente), ma non c’è niente di violento, tra un’aspirante re con brame di conquistatore e un aspirante con il desiderio di raggiungere la meta-metà, vincerà sempre questo se saprà come fare, dominante non vuol dire altro che: colui che ha il progetto migliore [ed ecco qui l’importanza del simbolo della croce, che secondo me è osceno unire a quello di Cristo perché cosi ci incute solo la paura della morte e ci si blocca, mentre il simbolo della croce, che comunque rappresenta l’incontro in equilibrio su un punto, si sposa bene con il in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo… e saltiamo ancora, che peccato perche ci sarebbe tantissimo… ma è comunque dovere che si noti che non c’è lei: c’è colui che già ce l’ha fatta e un ASPIRANTE, e poi tutto lo scenario droghe comprese. C’è solo l’attore protagonista come nei film moderni …e il produttore]. Sarebbe molto più corretto analizzare il tutto partendo da un’analisi sistemica delle relazioni familiari congiunta all’analisi del parto ma non qui. Ma, tagliando corto, ambedue cercano il Piacere. Ma l’uomo, godendo molto di meno in Rapporto, nel Rapporto, è avvantaggiato nel decidere di cercare di trovare un’altra strada. In breve:







[PERCHé Ulisse Si e Julio no?!]